La Via di Francesco – di cui altrove abbiamo spiegato le differenze e i punti di contatto con la Via Francigena – è un cammino ispirato alla vita di San Francesco, il patrono d’Italia: una figura che, al di là della dimensione religiosa, affascina per il suo amore profondo verso la natura, la sua energia e ospitalità, il suo senso di connessione e compassione.
San Francesco d’Assisi è una delle figure più amate della spiritualità cristiana. Ma, oltre alla santità, egli fu un uomo che scelse la semplicità, la povertà e un rapporto diretto con la natura e con gli altri – tanto che, secoli dopo, è diventato un simbolo di pace e il patrono dell’ecologia. Il suo amore per gli animali, il suo modo di vedere la creazione non come sfondo ma come compagna di vita, e il legame profondo con i luoghi selvaggi che segnano la sua storia, fanno di lui una figura il cui messaggio continua a parlare a molti – credenti e non.
La Via di Francesco non è una singola strada medievale, ma una costellazione di percorsi che uniscono i luoghi legati alla sua vita e al suo messaggio. Camminarli oggi significa seguire, passo dopo passo, la sua eredità umana e spirituale – al proprio ritmo, nel proprio modo. Non è necessario avere motivazioni religiose: molti viandanti scelgono questo cammino per connettersi con l’energia dei paesaggi, per ritrovare il contatto con la natura, per scoprire il cuore verde d’Italia e per accogliere un ritmo di vita più dolce e consapevole.
Le origini. Francesco nacque ad Assisi intorno al 1181/1182 come Giovanni di Pietro di Bernardone, figlio di un ricco mercante di stoffe. Crebbe in un ambiente agiato, partecipando alla vivace vita cittadina e alle feste del suo tempo; il soprannome “Francesco” sembra derivare dall’ammirazione del padre per la cultura francese.
La giovinezza. Amava gli ideali cavallereschi e le avventure. Servì come soldato e fu catturato durante la guerra tra Assisi e Perugia nel 1202. La malattia e la prigionia segnarono un punto di svolta: furono l’inizio di una riflessione più profonda sulla sua vita privilegiata.
La conversione. Una serie di esperienze decisive trasformò la sua visione del mondo: l’incontro e l’abbraccio con un lebbroso, la voce che lo invitò a “riparare la mia Chiesa”, e la consapevolezza crescente che la vera libertà nasce dal lasciare andare. Francesco rinunciò pubblicamente ai suoi beni davanti al vescovo di Assisi, abbracciò la povertà radicale e cominciò a vivere come pellegrino.
Le comunità religiose. Nel 1209 fondò l’Ordine dei Frati Minori, ispirò Santa Chiara nella creazione delle Clarisse, e diede vita al Terz’Ordine Francescano per i laici. La sua regola, semplice e essenziale, si fondava sulla povertà, sul servizio e sul camminare come stile di vita.
Camminare nel suo spirito. Questi itinerari non servono solo a raggiungere luoghi sacri, ma invitano a vivere qualcosa che era al centro della vita di Francesco: l’armonia con la natura, l’umiltà, la presenza consapevole. I paesaggi che lui attraversava – boschi, colline, vallate, antichi borghi – sono ancora lì, vivi e accessibili, e sembrano respirare la stessa energia che lui un tempo sentiva.
Un’esperienza trasformativa. Camminare rallenta il tempo. Permette ai sensi di aprirsi: la luce del mattino tra gli ulivi, l’ombra dei cedri, il profumo della terra umida, il suono lontano di una campana. Gli incontri nelle locande, le chiacchiere nelle piazze dei paesi, i sapori dei prodotti locali – tutto diventa parte del viaggio. Con la logistica organizzata e l’essenziale ridotto all’indispensabile, resta solo lo spazio per camminare, pensare (o non pensare), e lasciarsi cambiare dal ritmo del cammino.
Una tradizione viva. Se la Via Francigena era la grande rotta medievale verso Roma, le vie francescane ripercorrono i veri spostamenti di Francesco e dei suoi compagni. Da La Verna ad Assisi, attraverso l’Umbria e il Lazio, il cammino diventa una mappa di speranza, amicizia e natura. Camminare qui significa percorrere la storia – ma anche creare la propria.
All’epoca di Francesco non esisteva un unico sentiero tracciato come il moderno Cammino di Santiago. Ma egli viaggiò molto, e i percorsi che oggi seguiamo collegano i luoghi reali delle sue peregrinazioni:
Gli itinerari moderni traducono questi spostamenti in cammini coerenti, collegando santuari, eremi e borghi in una rete pensata per i viaggiatori di oggi.
Assisi. La Basilica di San Francesco custodisce la sua tomba e gli affreschi di Giotto che raccontano la sua vita. La Porziuncola, all’interno di Santa Maria degli Angeli, fu il cuore della prima comunità francescana.
La Verna. Un santuario arroccato in cima a una montagna, immerso nei boschi della Toscana, avvolto dal silenzio e da una bellezza naturale potente.
Greccio. Un piccolo borgo sulle colline del Lazio, dove Francesco creò il primo presepe vivente, espressione perfetta di umiltà e umanità.
La Valle di Rieti. Chiamata la “Valle Santa”, è costellata di santuari dove Francesco si ritirava per pregare, scrivere e meditare.
Gubbio. Celebre per la leggenda del lupo addomesticato da Francesco, simbolo di riconciliazione tra l’uomo e la natura.
Altri luoghi da non perdere lungo i cammini francescani includono Spoleto, con la sua cattedrale e la fortezza, Città di Castello con i suoi tesori rinascimentali, Sansepolcro, e persino Firenze, spesso punto di partenza del percorso.
Il Cantico delle Creature. Una delle prime poesie in lingua italiana, in cui Francesco si rivolge a “Frate Sole”, “Sorella Luna” e agli elementi della natura come a fratelli e sorelle.
Le creature e la cura. Dal sermone agli uccelli al lupo di Gubbio, l’empatia di Francesco verso ogni essere vivente appare straordinariamente moderna.
Attualità del suo messaggio. Dichiarato Patrono dell’Ecologia nel 1979, il suo messaggio continua a ispirare le riflessioni contemporanee su sostenibilità, semplicità e armonia con il mondo naturale.
Percorsi, tappe e distanze
Ritmo quotidiano, difficoltà e terreno
Le tappe variano tra 12 e oltre 30 km. Alcune sono dolci e panoramiche, attraverso colline e campagne; altre più impegnative, con salite ripide e dislivelli notevoli. Il terreno alterna sentieri forestali, strade sterrate, mulattiere medievali e viottoli di campagna.
Le sistemazioni variano da semplici ostelli per pellegrini ad agriturismi e piccoli hotel di charme. Nei borghi più piccoli l’offerta può essere limitata, quindi è consigliata la prenotazione anticipata. Sono disponibili servizi di trasporto bagagli, che rendono il cammino accessibile a un pubblico più ampio.
La Via di Francesco è per chiunque desideri abbracciare il cammino come esperienza di vita. Un minimo di allenamento è utile, poiché le tappe e i dislivelli possono essere impegnativi. Ma non è una gara: è un invito a trovare il proprio ritmo, ad assaporare ogni giorno e a lasciarsi guidare dalla quiete dei paesaggi.
I punti di partenza più comuni sono La Verna, Assisi o Roma. Assisi è facilmente raggiungibile in treno, Roma con voli internazionali, mentre i punti più piccoli sono collegati da trasporti regionali o transfer dedicati.
Camminare lungo la Via di Francesco significa anche immergersi nella tradizione gastronomica di Toscana e Umbria: olio extravergine, formaggi locali, tartufi, prodotti di stagione e vini eccellenti.
I borghi medievali e le città rinascimentali che si incontrano lungo il cammino sono tesori di storia e cultura, capaci di offrire al viandante accoglienza, sapori e bellezza.
La Via di Francesco è molto più di un percorso: è un invito a camminare lentamente, ad aprirsi agli altri, a vedere la natura come un dono e a riscoprire l’equilibrio interiore. Non si tratta solo di ripercorrere le orme di un santo, ma di riconnettersi con sé stessi e con il mondo.
Che tu percorra una breve sezione o l’intero cammino, la Via di Francesco offre ciò che ogni viaggio dovrebbe offrire: tempo ben speso, luoghi che parlano, e un’esperienza che resta con te a lungo, anche dopo il ritorno a casa.
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